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venerdì

Il vertice Unione Europea regala ai mercati la stabilità rubata ai lavoratori.









Al vertice Ue vi è stato un accordo sull'anti-spread.
Monti ha piegato anche la Merkel, non solo la nostra casta.
Il Consiglio Europeo 2012 a Bruxelles, ha parlato di  banche, finanza, Fondo Salva Stati, stabilizzazione dei  mercati.
L'Eurozona avrà così un meccanismo per stabilizzare i mercati, ma gli italiani in cambio vivranno di precarietà e a presto anche sotto pagati come in Cina.
Secondo voi dove andrano a finire gli oltre 120 miliardi di euro, previsti per rilanciare il lavoro.
Ne sono certo alle banche !!
Le stesse che per far quadrare i conti iniziano a licenziare.


Vi riporto le principali novità della Riforma del lavoro:


Licenziamenti ed ammortizzatori sociali
Stabilito in che modo la riforma del lavoro apporterà novità in materia di assunzioni e gestione dei rapporti contrattuali, cerchiamo infine di comprendere quando e in che modo le aziende potranno licenziare:


Licenziamenti discriminatori: si tratta di licenziamenti relativi ai lavoratori che vengono allontanati dall’azienda a causa delle proprie idee o delle proprie attività svolte all’interno o al di fuori del luogo di lavoro (ad esempio, l’affiliazione sindacale, o la partecipazionea uno sciopero, o ancora regioni di sesso, razza, lingua, religione).
La risoluzione del contratto per accertamento di licenziamento discriminatorio sarà nulla: il lavoratore verrà reintegrato sul suo posto di lavoro o, in alternativa, potrà optare per un indennizzo.


Licenziamenti disciplinari: si tratta del licenziamento relativo a un giustificato motivo soggettivo e una giusta causa, dovuta alla violazione degli obblighi disciplinari.
La violazione dovrà tuttavia essere di significativa entità, poichè l’allontanamento del lavoratore sarà la sanzione più pesate tra tutte quelle che il datore potrà comminare.
Se il giudice accerta la mancanza di una giusta causa, potrà alternativamente optare – in virtù dell’estensione del modello tedesco – per il reintegro o per l’indennizzo con un numero di mensilità compreso tra le 15 e le 27.


Licenziamento per motivi economici: si tratta del licenziamento a causa di giustificativi motivi economici, come accade per esigenze tecniche, organizzate e produttive che possano condurre l’impresa a sopprimere uno o più posti di lavoro, entro il limite di 4. oltre questa soglia scatta infatti il licenziamento economico collettivo, regolato con latra procedura.
Se il giudice accerta tuttavia la mancanza della giusta causa oggettiva economica, è previsto solo un indennizzo per 15 – 27 mensilità.
In termini meno sintetici, i licenziamenti per motivi economici sono quelli intimati per un giustificato motivo oggettivo, ovvero per ragioni connesse all’andamento economico dell’impresa e al suo assetto organizzativo. Con la nuova versione dell’articolo 18, se il giudice ritiene che non ricorrano gli estremi del giustificato motivo oggettivo, non è tenuto a riconoscere il diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro.
Il giudice – con la sentenza che annulla il licenziamento – si limita a dichiarare comunque risolto il rpaporto di lavoro dalla data del recesso, riconoscendo al lavoratore il diritto a una indennità risarcitoria, determinata dallo stesso giudice.
In merito, si tenga conto che i licenziamenti dovuti a motivi economici non necessariamente tendono a ricadere nella discipina del giustificato motivo oggettivo.
Se infatti, come riportato recentente da un approfondimento in materia da parte de Il Sole 24 Ore, “l’impresa intende licenziare almeno 5 lavoratori, si applica la procedura di licenziamento collettivo disciplinata dalla legge 223/1991.
Questa procedura è molto rigorosa, e in alcuni casi ricollega a semplici violazioni di carattere formale alcune conseguenze molto pesanti, come l’inefficacia del licenziamento.
Al fine di attenuare il rigore formale della legge, la riforma Fornero interviene su alcuni passaggi cruciali della procedura”. Innanzitutto, è previsto che eventuali vizi della comunicazione preventiva possano essere sanati con accordo collettivo, siglato durante la proceduta, e ponendo così fine a potenziali contestazioni che possono nascere nel contesto in questione.
Inoltre, la riforma “coordina alcune norme della legge 223/1991 con il nuovo regime sanzionatorio previsto per i licenziamenti individuali.
Viene precisato che il licenziamento intimato, all’esito di una procedura di riduzione del personale, senza forma scritta è soggetto alle regole del licenziamento discriminatorio, quindi è sanzionato con la reintegra e il pagamento di un risarcimento pari a tutte le retribuzioni che sarebbero spettate dal recesso sino alla ripresa del lavoro” – prosegue il quotidiano.
Le novità sull’impugnativa dei licenziamenti. 
Le novità della riforma Fornero abbracciano ovviamente anche la normativa sulla impugnativa dei licenziamenti, con uno strsumento processuale rinnovato, ma riservato – sostiene Il Sole 24 Ore. “alle sole domande che hanno ad oggetto l’impugnazione dei licenziamenti e l’eventuale connessa qualificazione formale del rapporto di lavoro sottostante, restando escluse, viceversa, tutte le domande che abbiano un contenuto diverso e che non siano fondate sugli stessi fatti costitutivi”.
In seguito al deposito del ricorso che dà il via al giudizio, il giudice fissa l’udienza di comparizione delle parti entro 40 giorni, assegnando alla difesa ricorrente un termine per la notifica del ricorso non inferiore 25 giorni prima dell’udienza, e 5 giorni per la parte resistente.
“All’esito dell’udienza, per la quale si prevede che, omessa ogni formalità non essenziale al contraddittorio, il giudice provveda unicamente agli atti di istruzione ritenuti indispensabili alla definizione della causa, viene emessa l’ordinanza di accoglimento o di rigetto.
L’ordinanza di accoglimento è immediatamente esecutiva e non può essere sospesa o revocata fino alla conclusione dell’eventuale giudizio di opposizione” – precisa il quotidiano.
Si tenga altresì conto che contro l’ordinanza di accoglimento o di rigetto può essere proposta opposizione entro 30 giorni dalla notifica del provvedimento o dalla sua comunicazione se anteriore, mediante ricorso che contenga i requisiti di cui all’art. 414 del Codice di procedura civile.
“Il giudizio si conclude con la sentenza, senza che sia prevista la previa lettura del dispositivo, che deve essere depositata contestualmente alla motivazione entro 10 giorni dall’udienza di discussione, con evidente abbattimento dei tempi processuali rispetto ai 60 giorni previsti per il deposito della sentenza motivata nel procedimento ordinario del lavoro” – prosegue il giornale.
Ma non è finita qui, poichè contro tale ultima sentenza è ammesso reclamo in Corte d’Appello, anch’esso da depositare entro 30 giorni dalla notificazione della sentenza e, a sua volta, ricorribile in Cassazione entro 60 giorni dalla notifica o comunicazione.

Ammortizzatori sociali. 
Per quanto concerne i supporti sociali, i nuovi ammortizzatori sociali poggiano soprattutto sull’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego), sulle tutele già consolidate (Cigo, Cigs, fondi di solidarietà) e sugli strumenti di gestione degli esuberi strutturali.
L’Aspi, in particolare, sarà estesa a tutti i soggetti coperti in caso di disoccupazione involontaria, con convergenza per quanto concerne importi e durata, a confronto con gli attuali trattamenti di disoccupazione ordinaria e mobilità. In termini più trasparenti, l’Aspi sostituirà l’indennità di mobilità, la disoccupazione ordinaria non agricola, la disoccupazione con requisiti ridotti e l’indennità di disoccupazione speciale edile, includendo apprendisti e artisti, che oggi esclusi dall’applicazione di qualsiasi strumento di sostegno del reddito.
Il sussidio Aspi avrà una durata massima di 12 mesi con i lavoratori con meno di 55 anni, 18 mesi per quelli più anziani. L’importo sarà pari fino a 1.200 euro mensili.
Prevista altresì la possibilità di erogare una sorta di “Mini Aspi”, destinata a sostituire l’attuale indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, calcolata nel 2013 con il nuovo metodo con riferimento al 2012, della durata di un anno.
A partire dal 2014, verrà abolito il riconoscimento della Cig per esigenze non connesse alla conservazione del posto di lavoro. Verranno inoltre portate a regime le estensioni dell’ambito Cigs rinnovate annualmente: imprese del commercio tra 50 e 200 dipendenti; agenzie di viaggio sopra i 50; imprese di vigilanza sopra i 15. Estesa a tali settori la contribuzione di 0,9 punti percentuali.





Fonte: http://www.vostrisoldi.it/articolo/riforma-del-lavoro-2012-tutte-le-novita-dai-contratti-ai-licenziamenti/56267/4/

Vertice Ue, sì a scudo spread e ‘salva stati’. Vittoria di Monti e Hollande, Merkel ko



Italia e Spagna avevano minacciato il veto sul patto per la crescita e sulla Tobin Tax e la Germania ha dovuto cedere. Il presidente del Consiglio: "Misure soddisfacenti, c'è stato un momento difficile, ma il risultato è buono"

di Stefano Feltri | 29 giugno 2012Commenti (565)
Fonte : http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/29/vertice-ue-accordo-dei-leader-delleurozona-su-scudo-spread-e-banche/278722/

Più informazioni su: Angela Merkel, Enzo Moavero Milanesi, francois hollande, Mariano Rajoy, Mario Monti, Unione Europea, Vittorio Grilli.

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Il successo del vertice lo misuri nello sguardo torvo di Angela Merkel, che dice due battute in tedesco e fugge via. Mario Monti si mette in posa, con tutta la squadra, i portavoce, gli sherpa, i ministri Enzo Moavero Milanesi e Vittorio Grilli. Il premier annuncia: “Le richieste dell’Italia sono state accolte, l’eurozona adesso è più forte”. Dopo tredici ore di vertice, cominciato alle 15 di giovedì, il risultato politico è netto: l’Italia e la Spagna hanno vinto, la Germania (con la spalla della Finlandia) ha perso e la Francia ne è uscita senza danni.

Ricapitoliamo: nella tarda serata Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy mettono il veto su tutti i punti in discussione, soprattutto Tobin Tax e piano crescita da 120 miliardi, per costringere la Merkel a cedere sul cosiddetto meccanismo anti-spread, cioè un uso con meno vincoli dei fondi salva Stati Efsf e Esm (il secondo deve ancora essere costituito). La forzatura ha pagato, alla fine la Merkel ha ceduto. Poi è cominciato una sfiancante trattativa sui dettagli, così che alla fine l’asse Spagna-Italia potesse celebrare la vittoria (a beneficio interno ma soprattutto dei mercati) e la Germania fosse sicura che i danni sarebbero stati contenuti.

MECCANISMO ANTI SPREAD. Monti voleva un intervento dei fondi salva-Stati Efsf e Esm che comprassero i titoli di debito dei Paesi virtuosi ma bersagliati dei mercati, che hanno fato le riforme ma non vedono scendere lo spread. Cioè l’Italia. C’è riuscito: l’Efsf ora e l’Esm quando ci sarà potranno comprare titoli sia sul mercato che direttamente alle aste. Il Paese che vuole questo sostegno dovrà fare richiesta (l’Italia sperava in un aiuto automatico) e firmare un memorandum di intesa. Ma sarà un memorandum molto diverso da quello imposto per esempio alla Grecia, perché si limiterà a ribadire gli impegni presi a livello europeo e a certificare i risultati di risanamento raggiunti.

LE RISORSE. Una delle ipotesi negoziali era di creare il cosiddetto bazooka, capace di fermare la crisi all’istante: dare all’Esm la licenza bancaria e permettergli di attingere fondi illimitati dalla Bce, così gli speculatori avrebbero avuto la certezza matematica di perdere. Ma la Germania ha resistito: non ci sarà l’aumento di dotazione dei fondi chiesto da Monti. L’Efsf vale oggi 440 miliardi, di cui circa 200 impegnati nei programmi di sostegno a Grecia, Portogallo e Irlanda e altri 100 già promessi alle banche spagnole. L’Esm avrà 500 miliardi, assorbendo i 440 dell’Efsf, ma gli Stati devono ancora cominciare a versarli. Questo è un punto di compromesso, pesante ma forse inevitabile. Monti però spera di massimizzare le ricadute positive sullo spread italiano usando l’effetto annuncio: “L’Italia ha ottenuto questi strumenti ma non ha intenzione di utilizzarli”. Così tutti sanno che il debito pubblico è più sicuro ma il governo non subisce lo stigma della richiesta di aiuto.

RICAPITALIZZAZIONE DIRETTA DELLE BANCHE. Passa la linea spagnola, perorata a suo tempo anche da Nicolas Sarkozy: i fondi Efsf e Esm potranno dare soldi direttamente agli istituti di credito, senza passare per la mediazione degli Stati. La Germania voleva che andassero ai governi, perché quelli si possono controllare mentre i banchieri no. Anche qui compromesso, ma a vantaggio spagnolo: ricapitalizzazione diretta con la Bce coinvolta come supervisore rafforzato (i dettagli vanno definiti entro il 2012). Le banche dovranno firmare un memorandum in cui si impegnano a risanarsi.

PRIORITA’ DI RIMBORSO. Dettaglio tecnico ma cruciale: finora l’Esm, il nascente meccanismo di stabilità, era un creditore senior. Cioè lo Stato o la banca doveva rimborsare prima i prestiti dell’Esm poi, se riusciva, gli altri creditori. La conseguenza era che l’intervento dell’Esm avrebbe fatto schizzare il costo del debito escluso dalla corsia privilegiata. Con l’accordo di ieri, l’Esm perde lo status di creditore privilegiato, rendendo più facili le operazioni. Ma le banche spagnole hanno bisogno di soldi subito, non si può aspettare la nascita dell’Esm quindi sarà l’Efsf a finanziarle.

PIANO CRESCITA. L’Italia e la Spagna tolgono il veto, non avevano obiezioni di merito ma era tattica da negoziato. Partirà così il piano da 120 miliardi di euro, gran parte dal bilancio europeo (fondi strutturali cui viene cambiata la destinazione), ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e project bond per finanziare le infrastrutture. Hollande ci teneva molto, non ha effetti immediati e forse è meno di quel che serviva, ma è un segnale del rinnovato impegno per la crescita dell’Europa.

TOBIN TAX. A questo punto si dovrebbe procedere con il metodo della cooperazione rafforzata: basta che nove stati su 27 siano d’accordo per iniziare ad adottarla. L’imposta sulle transazioni finanziarie (escluse quelle fatte dalle famiglie) potrebbe portare nel bilancio della Commissione fino a 57 miliardi all’anno, rafforzando economicamente l’Unione e scoraggiando al contempo le operazioni più speculative.

Si vedrà la reazione dei mercati (per il momento positiva), ma per Monti è un notevole successo, considerato soprattutto che un Paese ad alto rischio instabilità è riuscito a imporre la propria linea al più virtuoso, la Germania, e a ottenere la facoltà di ricevere aiuti senza condizioni o quasi. Il premier commenta anche l’altro trionfo contro la Germania, quello calcistico: “Sono orgoglioso del successo della nazionale italiana. Domenica sarò a Kiev per la finale”. Con i partner europei l’appuntamento è il 9 luglio, quando l’Eurogruppo, la riunione dei Paesi dell’euro, dovrà stabilire come attuare gli accordi raggiunti in questa lunga notte. Che molti dei partecipanti al summit sperano di poter ricordare un giorno come “la notte che ha salvato l’euro”


Taglio dei parlamentari: dietrofront del Senato





Il famigerato taglio dei parlamentari non ci sarà. Carlo Vizzini si è dimesso da relatore per le riforme costituzionali; ancora una pagina molto triste per la politica italiana da consegnare alla storia. Mentre si è trovata la maggioranza per la riforma del lavoro e per il Senato federale, viceversa il disegno di legge che comprendeva anche la riduzione, seppur lieve, del numero di parlamentari, si è miseramente arenato. La causa del fallimento è apparentemente riconducibile all’inclusione di altre riforme nel ddl (come il semipresidenzialismo), fortemente volute da Lega e Pdl.

Bisogna tuttavia rilevare che a Palazzo Madama non ci sono state scene di disperazione neanche tra le altre fazioni politiche, per il fallimento di una riforma che avrebbe potuto risollevare di qualche punto percentuale la fiducia degli Italiani nell’attuale classe politica. Credo che tanti Senatori abbiano tirato un sospiro di sollievo, in spregio al popolo italiano, al quale invece si continuano a chiedere cruenti sacrifici economici per “salvare la baracca”.

Si ha come la sensazione che siano gli stessi partiti a voler autocelebrare il proprio funerale e quello della politica italiana in genere; perché questi comportamenti dimostrano come i nostri politici siano abili solo a chiedere austerità, ma nel momento in cui essi dovrebbero dare il buon esempio, trovano sempre una via di fuga dalle responsabilità. Continuando di questo passo gli Italiani perderanno anche quel residuo di fiducia nelle Istituzioni, e cercheranno risposte nell’antipolitica, come unica quanto disperata soluzione per i malanni del nostro Paese.