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6 marzo 1978, la strage di via Fani e il sequestro di Aldo Moro: ancora misteri


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Trentacinque anni dopo
16/03/2013
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Roma - (Adnkronos) - Imposimato: "Non è ancora emersa tutta la verita. Resta da chiarire il mistero della motocicletta Honda presente sul luogo della strage". Priore: "Modus operandi brigatista simile a quello della Raf"
Roma, 16 mar. (Adnkronos) - Via Fani, 35 anni dopo. Ricorre oggi l'anniversario dell'azione di fuoco brigatista che si concluse con il sequestro del presidente della Dc Aldo Moro e l'uccisione dei cinque uomini della scorta. Sono le 9,02 del 16 marzo 1978 quando scatta l'operazione dei terroristi. Tutto finisce tre minuti più tardi. La prima auto ad arrivare è una Fiat 132, quella su cui verrà fatto salire l'ostaggio. A bordo vi sono tre persone: una sosta, mentre le altre due salgono a piedi su via Stresa portando una grande borsa. Subito dopo arrivano due 128, che i testimoni vedono scendere in via Fani, contromano e a passo d'uomo.

Seguono una Fiat 128 targata Corpo Diplomatico, una che sbarra a monte via Maderno e una moto Honda. Il gruppo che opera è costituito da circa 19 terroristi: 9 per sparare, 6 alla guida e 4 di copertura. Vengono colpiti prima l'appuntato Domenico Ricci e Oreste Leonardi, che è alla guida della Fiat 130 di Moro. Dal lato sinistro della strada, i terroristi aprono il fuoco contro l'Alfetta uccidendo Raffaele Iozzino, sceso con la pistola d'ordinanza dall'auto, Giulio Rivera, e ferendo gravemente Francesco Zizzi, che morirà poco dopo al Policlinico Gemelli.

Sui fatti di via Fani "non è ancora emersa tutta la verita: l'ipotesi che ci stata una sorta di congiura si fa sempre più robusta", dice all'Adnkronos Ferdinando Imposimato, dal 1978 al 1984 giudice istruttore del processo Moro. "Ferma restando la responsabilità dei brigatisti quali esecutori della strage -prosegue- resta sempre il mistero inquietante di quella motocicletta Honda. I terroristi non ne hanno mai indicato il conducente, che potrebbe essere stato uno dei membri della Raf".

"Quello della motocicletta presente sul luogo dell'agguato -dice il giudice Rosario Priore- è uno degli elementi che bisogna ancora chiarire del tutto per fare piena luce su quell'episodio terroristico. Ricordo che si parlò della presenza di una persona che dava ordini in tedesco, del resto quell'operazione ricalcava il modus operandi classico della Raf. Le Br si incontravano con i terroristi della Raf, non si può quindi escludere che vi fosse qualche componente straniero nel commando. Diversi indizi portano a questo, anche se non ci sono certezze".

A giudizio di Priore, "bisogna continuare a cercare, ad indagare fino ad arrivare a chiarire tutti gli aspetti ancora controversi di quella vicenda. Quando si apriranno determinati archivi, e mi riferisco a quelli dei Paesi dell'Est, si potranno intravedere nuovi spiragli per fare piena luce non solo su quest'episodio ma anche su tutta la stagione degli attentati e delle stragi".

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